CARPE DIEM: COSA SIGNIFICA VERAMENTE? LA CICALA, LA FORMICA E LA "CICALICA"

Non cicala, non formica, ma "cicalica".


"Carpe diem", cioè "cogli l'attimo" (in realtà , letteralmente è: “afferra il giorno”), una frase, di Orazio, che si sente e si legge spesso: ma cosa vuol dire veramente?


C'è un’interpretazione banale, superficiale, che è la più diffusa: vivi alla giornata, GODI DI TUTTO OGGI.

C'è invece un’interpretazione profonda, autentica, corretta: GODI DI CIÒ CHE L'OGGI TI PUÒ DARE.


La prima interpretazione è propria di chi vive "come se non ci fosse un domani", cioè COME SE FOSSE GIÀ MORTO (mentre Orazio, nel suo testo, a “carpe diem” fa seguire: “sperando il meno possibile nel domani”, che è diverso, perché non dà  per certo che il domani non ci sia).


La seconda interpretazione è propria di chi, pur sapendo che il domani FORSE non ci sarà , pur sapendo che domani forse LUI non ci sarà , è comunque VIVO: e appunto vive, vive facendo delle scelte, rinunciando per esempio a qualcosa oggi, per avere qualcosa di più importante, o di migliore, domani: e lo fa perché questa scelta, questa rinuncia, per lui ha VALORE, è SENSATA, e per questo non ha rimpianti, anche se poi il domani non dovesse arrivare.


La prima interpretazione è di chi vive schiacciato sul presente; la seconda interpretazione è di chi sa vivere con un piede nel presente e con un piede nel futuro. La prima interpretazione è propria di chi vive, come nella favola di Esopo, da CICALA, solo per, e nel, presente. La seconda interpretazione non è però quella di chi vive, sempre come nella favola di Esopo, da FORMICA; la seconda interpretazione non è cioè quella di chi vive solo per il futuro, che magari non arriverà  mai. La seconda interpretazione è propria di chi sa vivere sia nel presente che nel futuro, è propria di chi vive, per usare un gioco di parole scherzoso, da "CICALICA", un ibrido un po’ cicala e un po’ formica.

La seconda interpretazione è propria di chi sa godere di ciò che ha, è propria di chi sa seguire l'invito del grande Epicuro: << Non rovinare ciò che hai con il desiderio di ciò che non hai >>: che non è un banale invito ad accontentarsi, è invece il vero significato del "Carpe diem".

Chi interpreta correttamente il “carpe diem” è chi sa godere di ciò che ha, ma sa anche rinunciare a qualcosa oggi per qualcosa di più importante o migliore domani, senza rimpianti se eventualmente quel qualcosa di più importante o migliore non arriverà : senza rimpianti grazie alla consapevolezza del PERCHÉ della sua scelta, del SENSO della sua scelta, dei VALORI realizzati con la sua scelta. 

Per esempio: un lavoratore che si impegna molto, e che per questo rinuncia magari a un po’ di tempo libero per garantirsi un futuro migliore, lo farà  con maggiore MOTIVAZIONE se è consapevole dei valori che sta realizzando OGGI, facendo quello che fa, per esempio il valore della competenza, o il valore della affidabilità , o valore della collaborazione, o il valore dell’intraprendenza, anche se sa che magari, per motivi qualsiasi che non dipendono da lui, quel futuro come se l'era immaginato e come lo aveva sperato non arriverà : impegnarsi e fare quello che fa per lui ha, e ha avuto, SENSO, comunque. Ma, allo stesso tempo, oggi non si può rinunciare a tutto, non si può vivere da formica, non si può, tornando all'esempio, rinunciare, per il lavoro, a tutto, rinunciare a tutto il tempo libero, libero dal lavoro, e non dedicare tempo, appunto, per esempio alle persone a cui si vuole bene.

Non cicala, non formica, ma cicalica.


(L'immagine di questo post: "Decameron", di John William Waterhouse)


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