INSTAGRAM

La copertina del numero di gennaio della rivista << Mind >> è dedicata a Instagram e ai selfie. Si vede una persona che, invece di ammirare, direttamente con i propri occhi e senza mediazioni, lo splendido panorama che ha davanti a sé (cosa che il suo cane fa 😂), volge le spalle al panorama per farsi un selfie e per vedere quindi anzitutto se stesso (e solo dietro il panorama).

All’interno della rivista c’è quindi un articolo molto interessante che affronta le seguenti questioni. Come Instagram e i selfie stanno cambiando il nostro modo di guardare il mondo? Come il fotografare e l’archiviare tutte le nostre esperienze su supporti digitali stanno cambiando il nostro modo di vivere queste esperienze, stanno cambiando le funzioni della nostra memoria, stanno cambiando la nostra percezione del passato? Fotografare un’esperienza significa viverla di meno? viverla attraverso un filtro e sminuirla? significa rovinare la gioia del momento? Oppure, al contrario, significa essere più coinvolti nell’esperienza, e anche esercitare la creatività e comunicare? È possibile fotografare e allo stesso tempo partecipare? Quanto ci stressa, e quanto la rovina, “dover” fotografare un’esperienza e “dover” ottenere il “riconoscimento” altrui? Fotografare le esperienze aiuta a ricordarle? Oppure sapere che le foto sono teoricamente sempre disponibili in un supporto digitale fa sì che deleghiamo i ricordi a quest’ultimo?

Le risposte a queste domande non sono facili, anche perché i dati scientifici su tutto ciò sono ancora scarsi e le ricerche attuali danno almeno per ora risultati contrastanti.

Sarà per me interessante discutere queste questioni, per esempio a scuola con gli studenti, oppure durante un incontro di counseling. Sarà interessante, in particolare, discutere la seguente questione, molto filosofica ed esistenziale, con anche un importante risvolto educativo: qual è il senso di una esperienza? siamo ancora capaci di godere della gioia di un momento indipendentemente dal “riconoscimento” altrui?

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Scritto il 16 Gennaio 2020 Da Prof. Mario D'Angelo