In un articolo uscito su un numero di qualche settimana fa di << Internazionale >> (il numero è il 1496 e l'articolo è di Sophie McBain ed è tratto da << New Statesman >>) si parla della crescente e sempre più diffusa difficoltà a fare attenzione e a concentrarsi, non solo per i più giovani ma anche per gli adulti. Questo articolo mi offre lo spunto per le seguenti considerazioni.

Fare attenzione significa scegliere ciò che si decide di trascurare. La nostra attenzione è infatti una risorsa limitata, non si può stare veramente attenti a più di una cosa alla volta, dobbiamo selezionare, se vogliamo fare le cose bene.

Il cosiddetto multitasking è un mito, le neuroscienze hanno dimostrato che è un mito infondato: ci costringe a fare, illusoriamente, più cose contemporaneamente mentre, in realtà, saltando continuamente dall'una all'altra le facciamo tutte un po' meno bene. Possiamo fare senza attenzione solo cose che abbiamo automatizzato, che abbiamo appreso così profondamente (e con attenzione), da farle senza sforzo, "inconsciamente" (ma a nostro rischio e pericolo, perché, appunto, le facciamo senza attenzione..).

Per questo, è importante imparare a dirigere l'attenzione dove vogliamo, è importante imparare a concentrarsi: la meditazione può servire a questo scopo, essendo, tra le altre cose, un allenamento dell'attenzione. Bisogna imparare a fare attenzione, bisogna fare attenzione all'attenzione.

Invece, viviamo in un contesto sociale e culturale che ci "ruba" l'attenzione, che ci distrae continuamente con mille input contemporaneamente. Capi, colleghi, clienti, social media, mass media, la gestione della casa.. pretendono tutti la nostra continua attenzione, ci strattonano continuamente di là e di qua.. Che bello, invece, immergersi completamente in UNA cosa, che ti piace, che ti assorbe così profondamente che non ti accorgi del tempo che passa..

E quindi.. meditate gente, meditate..

(L'immagine di questo post è tratta dall'articolo di << Internazionale >> a cui ho fatto riferimento)